Un titolo che a prima vista può lasciare perplessi, quello dell’ultimo libro di Giuseppe Stagnitto: “Nessuno ha il diritto di contestare o condannare le mafie, nessuno”. Un titolo senz’altro provocatorio, quello scelto dall’autore, ma senz’altro comprensibile una volta letta l’appassionante storia affidata alle cure della BookSprint Edizioni e disponibile sia nel formato cartaceo che in quello digitale.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Fin quando avevo 16 anni volevo fare il bidello. Questo mio sogno si realizza nel 2002 quando mi hanno chiamato a Venezia per una supplenza di un anno. Sono nato a Riesi in provincia di Caltanissetta. Sono una persona normale, poco intelligente, con pochissima cultura in materia di scrittore. La cosa che mi vanto di avere è di essere molto credente in Dio, e voglio fare di tutto per compiacerlo. Questo mio desiderio ha segnato la mia vita. Infatti, dopo aver letto la Bibbia due volte ho capito cosa chiedere a Dio. Vedendo le cose come andavano e che tutti in Italia si lamentavano, per molti anni ho pregato Dio dicendogli di mandare persone in Italia con la mente illuminata dalla sua sapienza e di avere tutte le soluzioni per risolvere tutti i problemi che ci sono in Italia. Io non voglio vantarmi di essere quella persona ma se tenete conto che nel 2006 a Venezia mi succede una cosa molto strana e che li in avanti ho scritto 24 romanzi nell'arco di 7 anni non è normale per uno che ha la 3 media serale e che non capisce niente di letteratura e non ha mai letto un libro in vita mia. Vi voglio dire di più ho in mente già altri 54 romanzi di scrivere; trascrivo solo quello che la mente mi suggerisce. Ma se avrò l'occasione di parlare davanti a un pubblico dirò altre cose che non dico in questa intervista.